«Abbiamo liberato noi quei tre visoni» Essere Animali rivendica blitz in un allevamento.

L’associazione: «Un’azione di disobbedienza civile per riaprire il dibattito in Italia e approvare la legge Madia-Brambilla»

I visoni sembrano per pochi attimi disorientati, poi si gettano in acqua, nuotano, si annusano, corrono. «Sono queste le immagini che vorremmo vedere sempre. Niente gabbie, macelli, allevamenti, ma animali liberi che vivono le loro vite». 

Simone Montuschi, portavoce di Essere Animali commenta così il video – diffuso in anteprima da Corriere.it – della liberazione di tre visoni da un allevamento italiano. Un atto di «disobbedienza civile» rivendicato dall’associazione animalista con l’obiettivo di riaccendere in Italia il dibattito sul tema e fare pressione per l’approvazione di una legge che vieti gli allevamenti dei cosiddetti animali da pelliccia. «Come sta avvenendo in molti Paesi europei», spiega Montuschi.

LIBERI – Nel breve video si vedono le diverse fasi che hanno portato alla liberazione dei tre animali avvenuta l’estate scorsa. Prima l’ingresso degli attivisti nell’allevamento (di cui Essere Animali non fornisce indicazioni), l’apertura delle gabbie dove sono tenuti i visoni, il trasporto fuori dall’allevamento, la liberazione vicino ad un fiume (anche in questo caso nessuna localizzazione precisa). «È incredibile vedere come questi animali, che sono nati e cresciuti prigionieri, ritrovino immediatamente l’istinto per la vita in libertà – dice Montuschi – I visoni dovrebbero vivere nei boschi e lungo i fiumi, costringerli in una minuscola gabbia, ucciderli inserendoli in una camera a gas dove moriranno anche dopo 2 minuti di tremenda agonia e infine scuoiarli per poterne vendere la pelliccia è una pratica crudele che deve essere subito vietata».

Video qui: 
La liberazione di tre visoni. Essere Animali: Siamo stati noi.

I visoni liberati da Essere AnimaliI visoni liberati da Essere AnimaliDISOBBEDIENZA CIVILE – Non è la prima volta che gruppi animalisti o singoli liberano degli animali dagli allevamenti. Ma, trattandosi di un’azione non legale, generalmente non viene «rivendicata». Essere Animali ha deciso invece di assumersene la responsabilità pubblicamente. «Nella nostra società gli animali sono considerati come degli oggetti e non come degli esseri viventi con dei diritti - spiega Montuschi - Per questo abbiamo deciso di esporci con un’azione che può essere considerata penalmente rilevante, perché riteniamo che un atto come questo sia necessario per portare avanti un cambiamento sociale ed etico. Liberare un individuo animale dalla schiavitù – continua – per noi è un atto di disobbedienza civile dovuto».
GLI ALLEVATORI - Da parte loro gli allevatori di visoni ribadiscono da un lato il rispetto negli allevamenti di «tutte le leggi emanate in materia di benessere animale» e dall’altro «come questo comparto agricolo ricopra un ruolo importante nella zootecnia creando occupazione e lavoro a terzi». E rilanciano le accuse contro gli animalisti che liberano i visoni sostenendo che «gli animali liberati vanno incontro alla morte» perché «non sono adatti alla vita in natura».
ALLOCTONI – «Siamo consapevoli di aver compiuto un’azione che impone dovute spiegazioni – precisano gli attivisti di Essere Animali - perché i visoni sono animali alloctoni non originari del nostro Paese, ma lo abbiamo fatto per sollevare un importante dibattito etico che crediamo sia giunta l’ora di affrontare. Abbiamo preso con noi tre animali non più cuccioli, che non presentavano ferite e altri sintomi di malattia e li abbiamo successivamente liberati in un ambiente che anche se non costituisce il loro vero e proprio habitat naturale, gli consentirà buone probabilità di sopravvivenza e di procacciarsi il cibo.
Mentre è certo che gli animali non sarebbero sopravvissuti se ancora rinchiusi negli allevamenti». Certo è che i tre visioni liberati da Essere Animali non sono i primi a popolare le rive dei fiumi italiani. La specie (importata a partire dagli anni ’50) è diffusa nelle aree circostanti ai grandi allevamenti, specialmente al Nord Italia. Ma non solo. Questi animali sono ora presenti in Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Lombardia, Toscana, Lazio, Abruzzo e Sardegna: sia a causa delle varie liberazioni degli animalisti sia perché a volte riescono a fuggire da soli.
PROPOSTA DI LEGGE – «L’83% della popolazione è favorevole a questo divieto per cui si sono espressi anche numerosi Comuni e Regioni, è quindi necessario e urgente vietare al più presto sul territorio nazionale questa pratica crudele», concludono gli animalisti. La discussione è aperta. Nel frattempo alle commissioni referenti di Camera e Senato è già arrivata una proposta di legge in materia - presentata dalla Lav (Lega anti vivisezione) - che porterebbe all’abolizione degli allevamenti di visoni in Italia. Al Senato la prima firmataria è Silvana Amati (Pd), alla Camera Michela Brambilla (Forza Italia).
IN EUROPA - Il Regno Unito e l’Austria hanno totalmente vietato gli allevamenti di animali per la loro pelliccia. In Croazia, un divieto simile entrerà in vigore nel 2017. La Danimarca ha vietato l’allevamento di volpi nel 2009, con un periodo di transizione per consentire agli allevatori di prepararsi ad una riconversione. In Olanda, terzo produttore al mondo di pelli di visone, il senato ha approvato una legge che potrebbe far chiudere quasi 200 allevamenti proprio perché le gabbie sono state ritenute incompatibili con il livello minimo di rispetto delle caratteristiche etologiche degli animali. Secondo i dati della Lav, a livello mondiale il business delle pellicce coinvolge circa 70 milioni di animali l’anno. L’85% della produzione proviene da animali appositamente allevati con metodi intensivi, prevalentemente in Europa (che detiene circa il 60% della produzione mondiale), ma anche in Cina (25%), Stati Uniti (poco più del 5%), Canada (4%), Russia (3%) e altri Paesi. In Italia oggi sono una ventina gli allevamenti ancora attivi in Emilia Romagna, Veneto, Lombardia e Abruzzo.
(Fonte:Corriere)

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